Grazie all'amico Alfredo Negro un importante "frammento"
di storia pratese è ritornato alla luce in questi giorni già così
vicini al periodo della Passione di Cristo.
Da tempo si era a conoscenza dell'esistenza di un volumetto scritto per la rappresentazione
teatrale della Passione ad uso della popolazione pratese, che si svolgeva nella
seconda metà dell'Ottocento. Il volume però era introvabile, e
tutto ciò che si sapeva era dovuto agli offuscati ricordi - tramandati
nel tempo - di alcuni anziani. Il documento è ora stato ritrovato e riveste
una grande importanza per la storia popolare di una comunità desiderosa
di far conoscere - forse emulando le Sacre Rappresentazioni dei vicini romagnanesi
- la profonda religiosità, e la propria capacità di rappresentarla
pubblicamente.
Il libretto, composto da 80 pagine, è suddiviso in 2 parti: nella prima
parte vi sono le varie dediche che l'autore della tragedia - Giuseppe Colombo
- esprime in favore della popolazione pratese, di quella galliatese "sua
seconda patria", e sulla concordia ed armonia che regna nel borgo di Ghemme.
La seconda parte è invece composta dalla "Tragedia"
in 6 atti per complessive 28 scene.
Secondo le testimonianze orali raccolte, si sapeva che la rappresentazione si
svolgeva nella seconda metà dell'Ottocento nel cortile del Cavalier Porinelli
in Prato Nuovo, e che durante quel giorno vi era la partecipazione di molte
persone provenienti anche dai paesi vicini, che giungevano con i loro carri
trainati da mucche e buoi. Di quel ricordo è rimasta una sola immagine
certa, mentre alcune altre sono purtroppo indecifrabili a causa dell'alluvione
verificatasi nel 1968. Il ritrovamento del libretto ci fa conoscere che la prima
rappresentazione venne fatta il 25 aprile 1875 in casa della famiglia Comoli
- Radaelli, ed oltre al testo - a quanto risulta splendidamente recitato - il
libretto ci fa conoscere i nomi dei 60 interpreti della "Tragedia".
A questo proposito sembra utile riportare integralmente la "Dedica"
dell'autore alla popolazione pratese, perché essa contiene - oltre alle
importanti notizie sulla preparazione e organizzazione della "Passione"
- anche altre informazioni utili per la storia pratese.
DEDICA
"Nel dare di nuovo alle stampe,
corretta ed aumentata la sacra e spettacolosa Tragedia della passione e morte
del nostro Salvatore Gesù Cristo non è necessario che io mi affatichi
il cervello nel scegliere qualche benemerita persona a cui dedicarla, ed a porla,
direi così, sotto la sua protezione, ma Iddio stesso mi suggerì
a dedicarla a te, o religiosa popolazione di Prato-Sesia mentre la fede e l'amore
verso il Dio umanato anche in questi tristissimi
tempi serbi viva incontaminata, e prova ne è il piccolo ma gentile e
grazioso tempietto che ergesti or son tre anni per collocare la sacra e prodigiosa
effigie del Crocifisso, prezioso retaggio che tramandarono i padri tuoi, e prova
pur ne è lo slancio universale con cui accettaste la proposta da me fatta
di por sulle scene la Tragedia della Passione e Morte del nostro Divin Salvatore
Gesù Cristo ed il modo veramente maestrale e singolare che a dire il
vero senza tema di errore, dopo che io giro il mondo, confesso di non aver mai
veduto a rappresentare il dramma della Passione così bene come i dilettanti
di Prato-Sesia tutti indistintamente.
Portatomi in Prato-Sesia nello scorso gennaio m'incontrai nell'industrioso operaio
Bogetti Giuseppe al quale pel primo feci parola di rappresentare la presente
Tragedia, ed egli accettò con grande entusiasmo la mia proposta e dopo
aver parlato di tale progetto ad alcuni altri individui fra i quali sono in
dovere di segnalare Rabaglio Gaudenzio, Bargero Gaudenzio e Renolfi Giovanni,
tosto si deliberò di eleggere una commissione la quale fu composta da
Manueli Paolo come presidente, da Baragiotta Giacomo come vice-presidente, da
Donetti Carlo e da Caroccero Giacomo, si fece una coletta per supplire alle
prime spese d'impianto del palco scenico, e nel giorno 25 aprile con generale
contento si potè dare la prima rappresentazione; il Sindaco locale illustrissimo
signor Vinzio Giuseppe Silano che è sempre pronto a secondare i buoni
progetti della popolazione si impegnò presso il Prefetto di Novara per
ottenere il tanto bramato permesso, e lo si ebbe mediante pagamento di Tassa
all'ufficio di registro; non contento di questo il già menzionato Sindaco
e l'ottimo industrioso e caritatevole di lui padre Signor Vinzio Lorenzo misero
gratis, si può dire, a disposizione della Commissione l'ampio e ben fornito
loro magazzeno di legname per le opere di costruzione del palco. E' pure degno
di lode il Signor Chirurgo Facio Giuseppe il quale disimpegna dal 1866 sino
al presente con lode e giustizia la carica di conciliatore. Mi è caro
di far qui cenno anche del Parroco Rettore locale Don Giuseppe Parrachini il
quale, mandato giovanissimo dal Vescovo al regime di questa Parrocchia, da 8
anni procura di reggerla con affetto di padre, uomo probo e leale, sacerdote
secondo il cuor di Dio, prudente, laborioso e caritatevole, dal cui zelo tutti
ritraggono vantaggio, sia in opera, sia in consigli, egli non volle far parte
della Commissione perché, come mi diceva, in questi tempi di guerra che
si fa a Gesù Cristo, non è a maravigliarsi che anche i progetti
dei suoi ministri eziandio utilissimi, sieno presi in diffidenza. Devo pur render
lode alla religiosa famiglia Comoli Radaelli, la quale seguendo l'esempio della
loro madre signora Luigia nata Fasola, trattandosi che il ricavo della rappresentazione
va a favore della Chiesa Parrocchiale, diede gratis il locale. Così pure
degno di lode si è il loro agente Guerino Pasquale, il quale s'impegnò
molto per la felice riuscita della rappresentazione. Fra questi membri componenti
la Direzione suddetta, debbo pubblicamente far menzione col dovuto elogio del
signor geometra Fasola Gaudenzio, che senza retribuzione diresse la costruzione
del palco scenico, anche l'illustrissimo signor medico locale Ruga Carlo coi
suoi consigli e col non badare a' continui disturbi che gli recavano mentre
si costruiva il palco scenico, e che si recano anche al presente, contribuì
al buon esito delle rappresentazioni nelle quali si distinsero, a detta dell'udienza,
specialmente il Giuda ed il Centurione. Degno inoltre di lode è l'illustrissimo
signor Bollati Pietro, direttore dell'ampio
e ricco opificio di cotone, il quale fu largo nel beneficiare tanto me che la
Società; così pure voglio tributare un solenne encomio a tutta
la ditta Bollati e massime all'illustrissimo signor cavaliere Attilio e alla
gentilissima sua consorte Donna Giuseppina, i quali inspirati a' buoni principii
non sono come tanti altri padroni di fabbriche che a' giorni nostri per egoismo
di vil guadagno obbligano i loro operai a lavorare nei giorni festivi impedendoli
di poter compiere ai loro doveri religiosi e privandoli di poter almeno un giorno
alla settimana godere un poco di riposo.
Parlando di Prato-Sesia non posso passare sotto silenzio, il nome del chiarissimo
architetto cavaliere ufficiale Don Ercole Marietti, presidente onorario dell'accademia
delle belle arti di Parigi, poiché se la Chiesa Parrocchiale di detto
paese venne abbellita da una graziosa facciata, lo si deve al signor Don Ercole
Marietti, il quale peritissimo nella difficile arte di Vetruvio, e del pari
generoso, non solo diede gratis i disegni della facciata e dello Scurolo, e
gratis si prestò alla direzione dei lavori, ma anticipò eziandio
del proprio una non lieve somma di danaro per la compera degli ornamenti; sono
pure suoi i disegni della magnifica facciata della Chiesa Parrocchiale dell'insigne
Borgomanero, quella di Cerano, e di molte altre, come pure nell'insigne e cospicuo
borgo di Galliate, sua patria, diede pure il disegno gotico del grandioso tempio
prepositurale, ed anche in lontane spiagge, suona chiaro il suo nome, poiché
il Bey di Tunisi, lo volle decorato d'una insegna Cavalleresca, per avergli
forniti i disegni d'un Ospedale e d'un Asilo Infantile; piacesse al Cielo, che
di uomini sì fatti, ve ne fossero un buon numero! Mi è caro il
far menzione della persona benemerita dell'Illustrissimo signor Galletti Bartolomeo,
uomo leale, magnanimo e generoso, il quale è molto propenso per l'istruzione,
esso è pronto a fare qualunque sacrificio, mediante che i figli e le
figlie di Baragiotta, frazione di Prato-Sesia, vengono istruiti. Ed il motivo
principale per cui mi sono messo a scrivere queste poche linee, fu quello di
dar gloria a Dio ed in difesa e sostegno e lustro della nostra sacrosanta Religione,
massime in questi tempi avversi alla fede. Termino coll'augurarvi a tutti dal
Cielo ogni sorta di bene, e col massimo rispetto mi dichiaro"
PERSONAGGI E LORO ATTORI
Gesù Cristo, Nadini Giovanni e Manovelli Angelo.
Maria Vergine, Gianola Maria e Angela Rinolfi.
Maria Cleofe, Fornara Angela e Boca Domenica.
Maria Maddalena, Galli Teresa e Sola Teresa.
La Veronica, Boca Angela e Ferri Anna.
La Serva di Pilato, Arienta Angela e Sesone Virginia.
Apostolo Pietro, Bargeri Gaudenzio
Apostolo Giovanni, Fornara Giuseppe e Sesone Giovanni.
Apostolo Giacomo Minore, Caroceri Giovanni e Rinolfi Carlo.
Apostolo Giuda Iscariote, Bogetti Giovanni e Lavè Angelo.
Apostolo Andrea, Sesone Bernardo.
Apostolo Filippo, Vigetta Giuseppe.
Apostolo Tommaso, Rinolfi Stefano.
Apostolo Matteo, Marocchini Giovanni.
Apostolo Taddeo, Custodi Francesco.
Apostolo Giacomo Maggiore, Borelli Giuseppe.
Apostolo Simone, Craviolini Pietro.
Apostolo Bartolomeo, Sesone Vincenzo.
Erode Re di Galilea, Bargeri Gaudenzio.
Anna Sommo Pontefice, Arienta Sebastiano.
Caifasso Sommo Sacerdote, Sesone Vincenzo e Gianola Giacomo.
Pilato Governatore della Giudea, Arienta Antonio e Arienta Sebastiano.
Scriba Ghimel, Vigetta Francesco e Sagliaschi Bernardo.
Scriba Fares, Rabaglio Gaudenzio e Asietti Giuseppe del fu Modesto.
Gamaliele Dottore in Legge, Sesone Vincenzo e Arienta Sebastiano..
Giuseppe D'Arimatea, Giacobini Cesare e Rinolfi Carlo.
Fariseo Azor, Colombo Felice e Bonola Giovanni.
Fariseo Abraim, Gianola Agostino e Gianola Giovanni.
Fariseo Arind, Rolando Giovanni e Rolando Giuseppe.
Centurione, Bogetti Giuseppe e Sesone Vincenzo.
Longino Capo dei Soldati, Gianola Giuseppe e Rinolfi Stefano.
Manigoldo Iaret, Sesone Bernardo e Sesone Battista.
Manigoldo Badael, Vigetta Giuseppe e Bogetti Giovanni.
Manigoldo Malco, Custodi Francesco e Manovelli Battista.
Manigoldo Balae, Marocchini Giovanni e Fornara Lorenzo.
Barabba, Borelli Giuseppe e Barberi Giovanni.
Ladro Buono, Craviolini Pietro.
Ladro Cattivo, Sesone Vincenzo.
Diavolo 1°, Rabaglio Giuseppe.
Diavolo 2°, Teribbile Giorgio.
Diavolo 3°, Barberi Giovanni.
Diavolo 4°, Sesone Giovanni.
Simone Cireneo, Fontaneto Francesco e Sesone Giovanni.
Angelo Grande, Masarotti Carlo e Arienta Giuseppe.
Angelo Piccolo 1°, Arienta Giuseppe.
Angelo Piccolo 2°, Donetti Francesco.
Angelo Piccolo 3°, Chiarini Giovanni.
Angelo Piccolo 4°, Donetti Giovanni.
Angelo Piccolo 5°, Sagliaschi Giuseppe.
Angelo Piccolo 6°, Sagliaschi Giovanni.
Soldato 1°, Gianola Giovanni.
Soldato 2°, Teribbile Carlo.
Soldato 3°, Fornara Lorenzo.
Soldato 4°, Gianola Giovanni 2°.
Soldato 5°, Ferri Giovanni.
Soldato 6°, Sola Pietro.
Porta Bandiere, Giacobini Cesare.
N° 2 Trombettieri, Sesone Vincenzo e Fornara.
Comparse N.N.
MEMBRI COMPONENTI LA COMMISSIONE
MANOVELLI PAOLO, Presidente.
BARAGIOTTA GIACOMO, Vice Presidente.
DONETTI CARLO, Cassiere ed Amministratore.
CAROCCERI GIACOMO, Amministratore.
BOGETTI GIUSEPPE, Direttore Capo.
COLOMBO GIUSEPPE, Direttore delle Scene.
GANNA ANGELO, Suggeritore.
RABAGLIO GAUDENZIO, Coadiutore e Promotore.
BARGERI GAUDENZIO, Coadiutore e Promotore.
Immagini della sacra rappresentazione della "Trigegna" (tragedia)
L’organo della chiesa di S. Silano di Romagnano
Fu certamente grazie alla conoscenza ed all’intervento
di Giovanni Marco Tettone a quel tempo canonico della Cattedrale di Novara,
ed illustre rampollo della nobile famiglia romagnanese, che si giunse alla
decisione di ordinare la costruzione di un nuovo organo da installare nella
chiesa di S. Silano. Probabilmente il canonico romagnanese aveva avuto modo
di conoscere i futuri costruttori dell’organo, e di verificare egli
stesso l’opera che avevano costruito tre anni prima per la chiesa di
S. Eufemia di Novara. Fu così che lunedì 9 aprile 1612 s’incontrarono
a Novara i rappresentanti di Romagnano nelle persone di Francesco Genesio
console, e Giovanni Battista Tettone fabriciere dell’Abbazia, con i
fabbricanti dell’organo Pietro Antonio e Giovanni Battista de Stagnolis,
soprannominati “Cacciadiavoli” probabilmente
per il tipo di lavoro che svolgevano.
Il contratto rogato dal notaio Galli è abbastanza interessante e merita
la sua pubblicazione integrale.
Primo le dette parti hanno convenuto et convengono, che detti
messer Pietro Antonio, et Giovanni Batista padre
et figliolo de Stagnoli detti Cacciadiavoli habbino da fare, si come caduno
di loro credendo ancora fra lor il mutuo consenso, promettono et s’obligano
ancor i solidum, di fare et fabricare un organo nella chiesa parochiale di
Santo Silano situata nella terra di Romagnano nel luogho già dessegnato
tra esse parti, et finire detto organo da qui à sei mesi prossimi avenire
laudabilmente del numeri et registri, et sì come qui abasso.
N° otto, quali registri sarano come segue cioè
P.° - un principale tutto di stagno in facciata ben lisso e lavorato
2° - ottava di piombo, et tutti li seguenti parimente di piombo
3° - quintadecima
4° - decima nona
5° - trigesima seconda
6° - vigesima sesta
7° - flauti in ottava, et
8° - flauti in duodecima con il principale
E più contrabassi di piombo n° 8
Che il sonero sij di noce à vento con l’attestatura de attasti
n° 50 et che detti contrabassi habbino da sonare, con il pedale con il
suo sonero separato.
2° - Che le cadenelle dure habbino essere di ferro, et, li mantici siano
n° 4 à proportione di detto organo, che vadino bene adasio, et
à tempo di corame di bolgaro di rossia.
3° - Il condotto del vento, il crivello qual sostiene tutte le canne,
il pedale, tremolanti, et soratore, gli habbino da fare detti Stagnoli à
loro spese, oltre le sudette et infrascritte cose.
4° - Che li attasti siano tutti compiti di otto canne per attasto, sichè
habbino da sonare otto canne per attasto, oltre li detti contrabassi.
5° - Che le canne tanto di stagno quanto di piombo habbino da essere in
grossezza di piastra, come quella del Domo di Novara alla ratta però
della longhezza, et giusta proportione laudabilmente.
6° - Che detti Stagnoli siano obligati dare il desegno della cassa.
7° - Che la mostra, osia facciata dell’organo sij compartita in
cinque campi di canne sonanti, et doi di sopra di canne morte lustrate di
stagno fino.
8° - Che detti Stagnoli siano obligati ? tutte le sudette cose laudabilmente
à giudicio confidente d’ambe le parti, overo confidente d’una
delle parti in contumacia o renitente dell’altra, qual giudicio s’habbi
da fare subito finito detto organo, et doppo detti Stagnoli in solidum saranno
tenuti mantenere accordato et benefatto detto organo, doppo sara finito nel
detto termine de mesi sei prossimi avenire, per doj anni immediatamente seguenti
à loro spese, et puoi consegnarlo ben accordato et unito laudabilmente
come sopra; et che detta Comunità et Consoli siano obligati pagar due
cavalcature à detti Stagnoli nell’occasione che verranno ad accordar
et prevedere l’organo quando sarà finito.
9° - Che detta Comunità et Consoli siano obligati dare et pagare
à detti padre et figliuolo de Stagnoli per la loro mercede et spesa
che farano nel far l’organo come hanno promesso di fare, lire mille
cinque cento imperiali, dico L. 1500. In questo modo però, cioè
che detti Stagnoli debbano et possino con parte d’essa somma de denari
promessagli come sopra, comprare le robbe, materia, et altre cose sono di
bisogno, et detta Comunità et Consoli siano obligati sborsargli il
denaro di mano in mano che farà bisogno in comprar la materia come
sopra, et il resto che si vada pagando di tempo in tempo che l’opera
anderà finendo, et laudata come sopra, ambe le parti siano obligate
fare il conto della spesa, et de denari datti, et ricevuti, et puoi pagar
il resto che resulterà da detti conti sino alla somma sudetta delle
dette L. 1500 imperiali.
10° - Che detta Communità et Consoli siano obligati quando che
detti Stagnoli cominceranno l’opera, dargli nella terra di Romagnano
anticipatamente un botallo di buono vino per detta causa, et che il M.R. signor
Giò Marco Tettone canonico della chiesa Cathedrale di Novara possi
commandare et far dare a detti Stagnoli da detta Communità, ancor di
più di quello è promesso come sopra se così piacerà
a detto signor Giò Marco Tettone, finita detta opera laudabilmente,
et secondo la sua bontà et lauterio di detta opera.
11° - Finalmente detta comunità et Consoli siano tenuti à
loro spese, far la cassa dell’organo, pontile, parapetto, il pontile
et cavaletti per li mantici, et per il sonero, stanghe, et tocchi per li mantici.
L’organo Stagnoli rimase attivo fino al 10 luglio 1778 quando venne
distrutto da un incendio provocato da un fulmine e, come scrisse Carlo Brugo,
venne sostituito da un altro ordinato il 16 settembre 1795.
Fin qui il contratto per la costruzione dell’organo, ma anche l’uso
di tale arnese presupponeva una professionalità non indifferente in
quei tempi. Normalmente era riservata a chierici o sacerdoti che avevano avuto
modo di imparare tale arte. Anche per questo incarico – dopo aver trovato
l’organista – si usava stilare il regolare “contratto di
lavoro”.
Non si conoscono ancora per il momento i nomi dei primi organisti assunti
dalla comunità romagnanese. Si conosce quello assunto il 9 marzo 1621
ed era il Reverendo Padre Aurelius Sextus fu Dionisij proveniente da un luogo
indecifrabile nel documento.
Il contratto venne stipulato congiuntamente dal parroco locale, dai consoli
della comunità, e dagli amministratori dell’Hospitale di San
Francesco forse in causa di qualche legato.
Prima detto signor curato insieme a detti consoli come amministratori
de detti beni dell’ospedale, hanno accettato et accettano il detto Reverendo
Padre Aurelio Sesti per organista e capellano della comunità et ospedale
di Romagnano, per anni sette prossimi a venire quali si intendano cominciati
il dì primo febraro prossimo passato con questo che detto P. Aurelio
sia obligato sonar l’organo della comunità di Romagnano posto
nella chiesa parochiale di S. Sillano tutte le feste comandate alle messe
solenni, vesperi et alla salve alla sera di esse feste et anco de tutti li
giorni di sabbato conforme il solito delli altri soj precessori eccetuando
sei feste l’anno quali non hano delle solenni overo delle feste particolari
che essa havera, nelle quali possa andar sonar altrove con licenza delli curato
et consoli.
Oltre all’obligo di celebrare messe per l’anima del Fabio Trincheri,
et questo alla mattina per tempo, il contratto prevedeva la forma di pagamento:
Che detti curato e consoli come amministratori di detto ospedale sian obligati
farli pagar de denari del ospedale per la solita elemosina di dette messe
per detto tempo a raggione di lire quatrocento vinti l’anno de tre mesi
in tre mesi alla ratta durante detti termini di anni sette come sopra.
Che detti consoli come deputati della comunità siano obligati far pagar
ogni anno per detto tempo a raggione di lire duecento ottanta l’anno,
de tre mesi in tre mesi alla ratta per il salario et sonar detto organo nel
modo e tempo come sopra.
Sette anni dopo, nel 1628, come scrisse Carlo Brugo il contratto venne affidato
a Giò Batta Varesio di Civitate Novariae oriundus. Mentre nel 1658
subentrò don Antonio Angelerius di Tortona ma al momento organista
di Mortara di cui si ha il contratto.
Primo per titolo di conventione convengano che il detto M.R. Antonio Angellieri
habbi à servire à questo Borgo di Romagnano per organista in
sonar l’organo tutte le feste di precetto, et altre si fanno nel presente
Borgo per divotione, et anco le sollennità straordinarie si faranno
come di Novena, il regale et di beneditione Papale conforme portarà
il bisogno tanto nella Parochiale, quanto in altro luoco esser sempre pronto
in qualunque occasione, et assistere in tempo al principio di qualsivoglia
fontione.
Item che sia ancor tenuto, et obligato dir li giorni feriali la prima messa
ogni giorno nell’alba per commodità de lavoranti, et alla festa
l’ultima messa, et conforme gli sarà ordinato dal M.R.S. Curato
di questo Borgo, col quale dovrà passar di concerto.
Item convengano per titolo di conventione, che la Comunità sudetta
sia tenuta, et obligata darli per salario e mercede tanto del sono dell’organo,
et regale, quanto dell’ellemosina delle messe lire cinque cento cinquanta
l’anno, et queste di mese in mese.
Item convengano per titolo di conventione che la presente locatione duri per
anni nove, cioè di tre in tre, anni con libertà tanto ad una
parte, quanto all’altra, avisata però prima tre mesi avanti,
il tutto sotto li patti sottoscritti cioè.
Patto che debba ancora con detto salario dir il Passio giornalmente da una
S. croce all’altra senza pretender cosa alcuna d’altro perché
così è.
Item patto che debba tener la chiave dell’organo in sua custodia, et
tenerlo ben serrato così nettarlo della polvere, in occasione havesse
à far venir maestro da accomodarlo d’assistere senza pretendere
cosa alcuna tutte volte farà bisogno perché così è.
Item patto che possi godere di quelli privileggy, et essentioni godono li
paesani interessati con detta Comunità, cioè del signor Medico,
et barca senza pagamento alcuno durando la sua locatione.
Item patto che occorrendoli qualche fortuna d’andar fuori à sonare,
purchè sia fuori dell’obligati sudetti possi andare, et star
absente per giorni tre caduna volta, con licenza del signor Curato, et d’un
Console solamente.
E’ curioso notare nel secondo contratto la sostanziale diminuizione
di stipendio, in parte attenuato da quelli privileggy
et essentioni concessi, e dall’uso gratuito dell’attraversamento
del fiume sulla barca. Uno dei motivi è senza dubbio la fine del legato
ospedaliero, per cui tutta la spesa era a carico della comunità.
Le nuove campane di Grignasco
dell’anno 1572
Furono i Mazzola di Valduggia i fonditori di campane più
importanti di tutta la Valsesia che fin dagli inizi del Quattrocento avevano
monopolizzato questo settore allargandosi ben oltre i confini valsesiani e
novaresi. Il loro lavoro di fusione si svolgeva presso la loro fonderia ed
i contratti che stipulavano prevedevano normalmente una rifusione di vecchie
campane ed il loro trasporto fino alla sede descritta nell’accordo,
impegnandosi a rifonderle di nuovo in caso di rottura delle campane durante
il trasporto. Operazione alquanto delicata che avveniva su carri trainati
da buoi.
Abbastanza originale è invece un contratto per la costruzione di campane
per la comunità di Grignasco. Purtroppo tale strumento non specifica
il luogo di provenienza del maestro fonditore, ed inoltre è altrettanto
vago nello stabilire il luogo esatto dove tali campane siano state costruite.
Non è da escludere che siano state fuse proprio a Grignasco.
1572 alli vinti di genaro in
la villa di Grignasco et in la piazza posta dinanti alla giesia di Santa Maria
delle Gratie.
Capitoli fatti tra maestro Glaudio della Pacce dil fu Desiderio a, butar campane
per una parte messer Giò Francesco Durio Giò Pedro de Negri
et giò Francesco Zanollo tutti agenti per l’università
di Grignasco per l’altra parte sono come qui da basso, e, scritto.
1° conviene et promette detto maestro Glaudio, a, detti deputati et agenti
come sopra di darli fate due, o tre campane dil peso che, a, detti deputati
parera in la terra di Grignasco et sane, a, proprie spese et perché
non resserano sane et senza rotture in tal caso promette di nuovo reffarle
come sopra.
Item che detti agenti siano obligati come se obligano verso il detto maestro
Glaudio presente et accettante darli il metallo sopra il loco a, sue proprie
spese per detto. ,
Item tutte le robe infrascritte cioè creda legna prede cotte et altrj
utensilij necessarij et bisognano, a, tal effetto eccetto il canevo la rondella
et lavoranti,a quali non siano detti deputati obligati altrimenti ma per tale
robbe ? gli pagano in tutto libre novi et tredici imperiali quale promettano
per dette robbe et lavoranti darle et pagarle come sopra ad ogni sua richiesta.
Item che siano obligati detti agenti come se obligano per virtù della
presente capitulatione pagar, a, detto maestro Glaudio pesate che saranno
le campane quale gli saranno date da fare che siano tenuti et obligati pagare
per mercede al detto maestro Glaudio, a, raggione de soldi vinti quatro il
rubbo pesate saranno come sopra dette campane sane.
Item ch’el mettalo quale avanzera sia de detta comunità tutto
et se dara poi in vendita, a, detto messer Glaudio a, conto de libre dodici
il rubbo che così se capitolato fra li sottoscritti nominati. La quale
capitulatione promettano li sottoscritti e qui presenti haver per ferma et
voler attendere sotto obligo de loro beni con le debite renuntie et così
hano giurato alla presenza di mi Notaro sottoscritto et delli testimonj infrascritti
Gioanni Barazotto dil fu Bernardo et di Gioanne de ? fu Gioseppe de Prata
conosciuti.
Il documento quindi, seppur di facile comprensione nella lettura,
è di difficile interpretazione sul luogo della fusione, ma il fatto
che i rappresentanti della comunità abbiano sottoscritto – non
solo la fornitura del metallo – ma anche la creda
(la creta), la legna e tutti gli altri utensili necessari alla fusione, si
potrebbe pensare ad un lavoro svolto in loco.
Altro documento importante relativo alle campane di Grignasco
venne stilato nel 1624:
Capitoli di osservar sopra la guardia dei campanili di Santo Grattiano nella
terra di Grignasco alli 28 di maggio
Prima che il guardiano del sudetto campanile sia obligato à dar idonea
sigurtà in solido à bene placito delli Consoli ò sia
del Consiglio.
2 – Che il sudetto guardiano del sudetto campanile sia obligato à
sonar il tempo quando farà di bisogno et sonar li segni per li morti
et sonar ancora quando si farano sepelire li sudetti morti.
3 – Che il sudetto guardiano sij obligato à sonar la nona ogni
giorno à suo tempo debito et sonar la campana quando si farà
le processioni sin tanto che siano ritornati indietro nella chiesa parochiale
et sonar la predicha à suo tempo debito.
4 – Si costituisce pena al sudetto guardiano ogni volta che mancharà
di sonar alle sudette hore à suo tempo debito come sopra, et conforme
alli ordini di sua Ecelentia per sua negligentia ogni volta incorra nella
pena di un mezo scuto per caduna volta da essere aplicata la mittà
al oficio del signor Podestà et l’altra mittà al acusatore
et pagar la pena conforme alli ordini di S.E. in discharico della sudetta
Comunità et di risarcir tutti li danni della sudetta comunità.
Il lavoro – dopo regolare asta d’appalto –
era stato concesso ad Antonio Cazamo con lo stipendio di scudi 16 per un anno
con pagamento di scuti 4 a San Pietro e il resto a Natale.
Come si è potuto notare da primo contratto risultava in uso la formula
del pagamento per dette campane sane. Cosa alquanto ovvia perché per
la comunità, le campane, o meglio i rintocchi delle campane sono state
per secoli di fondamentale importanza come unica forma di comunicazione a
distanza per il popolo. E così si suonavano a martello ed a lungo in
caso di estremo pericolo per la comunità come per un incendio, o il
pericolo di banditi, o militari sbandati, oppure quando il cielo minacciava
grandinate. In questo caso – per quanto riguarda Prato Sesia, ma certamente
vale per tutte le comunità – c’erano persone delegate che
si recavano immediatamente in ogni chiesa rionale a suonarle con il martelletto.
Ma erano tante altre le occasioni dei suoni, come ha recentemente scritto
anche Rina Dellarole: Suonava a slancio durante i matrimoni e terlingava per
l’arrivo del vescovo o di qualche autorità. E ancora: In caso
di morte del Papa si suonavano le campane a morto per tre giorni consecutivi.
Di norma erano i custodi della chiesa – a suonarle, come specifica la
relazione del parroco Ottini di Prato del 1826. I quali sono stipendiati dalla
comunità; ma il suono della messa parrocchiale, dottrina,
e vespri s’aspetta ai sacristi; e si dà pure il segno dell’Ave
Maria alla mattina, al mezzo giorno, e alla sera, come anche nei venerdì
alle ore tre pomeridiane in memoria della Passione di Nostro Signore. (12
botti con il campanone). Si suona pure per l’accompagnamento
del Santo Viatico agli infermi, sonando prima a distesa per convocare il popolo
e sonando a martello e a tocchi durante l’accompagnamento nonché
per gli agonizzanti – E si sona a festa pel trapasso dei fanciulli e
lugubre pel trapasso degli adulti.
Nel corso dei secoli queste norme si sono gradualmente modificate ma sostanzialmente
sono rimaste nei loro significati anche se ormai poche persone danno importanza
a dei tocchi che per secoli hanno accompagnato la vita dei nostri antenati.
Essi, lontani nei campi e nei boschi, sentivano quei rintocchi, e per loro
quel suono diventava un momento di raccoglimento e di preghiera per l’anima
del trapassato. Quello stesso suono faceva conoscere se il defunto era un
maschio (15 rintocchi), o una femmina (13 rintocchi). Insieme a quella conoscenza
dei suoni così normale per loro sopravvivevano anche le credenze popolari
su come rintoccavano le stesse campane: se il rintocco non era sentito limpidamente
e si udiva una specie di eco, significava che il morto chiamava un altro morto,
ed allora si pregava con maggior intensità e con grande preoccupazione.
Anche questi erano momenti scanditi dai rintocchi delle campane e dal tempo
stesso. Un tempo che ormai ha quasi totalmente cancellato questi significati.
L’affresco perduto della cappella di S. Giuseppe di Romagnano
Risultano molte le opere importanti andate
perdute nel corso dei secoli in tutti i luoghi, e con l’intensificarsi
delle ricerche storiche vengono gradualmente alla luce i documenti che ne
attestano i contratti per l’esecuzione di tali opere che per varie cause
non hanno lasciato segni verificabili nei luoghi dov’erano conservati,
o comunque hanno lasciato pochissime tracce. Per quanto riguarda Prato Sesia
– grazie agli studi di P.G.Longo – si è a conoscenza di
un importante polittico andato perduto e attribuito a Gaudenzio Ferrari.
A Romagnano invece – oltre a sicuramente tanti altri – sono andati
perduti anche gli affreschi fatti eseguire nel 1571 per la cappella di San
Giuseppe posta all’interno dell’Abbazia di S. Silano. A questo
proposito sia le visite pastorali che gli inventari redatti nel corso dei
vari anni, seppur elenchino minuziosamente ogni particolare presente, non
specificano dettagliatamente tutte le figure e le simbologie affrescate nella
cappella. Così nella visita di mons. Taverna del 28 gennaio 1618 si
conosce che la cappella è fatta in volta tutta dipinta. L’inventario
rogato da Mantillari il 12 maggio 1663 precisa qualcosa in più anche
se anch’esso non entra nei dettagli:
Prima una Capella dove resta anesso l’Altare di San Giuseppe
di longhezza di brazza dodeci in circa alta nove brazza parimenti fatta in
volta tutta dipinta di nove figure con due fenestre con le sue ferate et ramate
risguardanti verso il cimiterio della detta chiesa di Santo Sillano con le
sue vidriate dipinte in fondo della qual Capella si trova una ferrata di ferro
d’altezza di brazza quatro in circa con sua uschio parimente di ferro
con sua chiave, et serratura, richiudendo tutta detta Capella col suo ornamento
d’ottone.
Più si ritrova in detta Capella di contorno intorno le sue sedie di
legno di noce fatta et ben lavorate con le sue casse qual servano di sedia,
più il pavimento ben astricato, in mezzo del quale si trova la sepoltura
dove si seppeliscono li confratelli col suo sugello di marmo, con doi anelli
di ferro.
Più un ancona di longhezza di brazza quatro in circa, longa tre, tutta
indorata col Padre eterno dipinto in capo d’essa.
Più nel mezzo d’essa hancona si ritrova un quadro di longhezza
di brazza tre in circa,longo due, è mezzo nel quale vè dipinto
la Natività di N.S. con Santo Giuseppe, la B.V. diversi angioli et
pastori, con la sua tendina di tila sangallo per coprire detto quadro; sotto
del quale vè il suo altare di longhezza di brazza tre alto doi in circa
con la sua scalinata qual arriva d’una parte, è l’altra
di detta Capella tutta dipinta et indorata con li suoi cardenzini d’una
parte e l’altra con le loro chiavi, è serrature sopra qual Altare
vi sono sei cantaglieri d’ottone decenti, con la sua Croce parimente
d’ottone assai lavorato con due tavolette una indoratta, et l’altra
argentata qual servano nelle solennità, et altre due tavolette ordinarie
quali servano li giorni feriali, con tre tovaglie di canepa di longhezza di
brazza sei, con la sua bordella di noce di longhezza di brazza tre, è
mezzo longa due, et alta onze quatro col suo palio d’avanti per li giorni
feriali di corame dipinto; con quatro angoli judorati, con un capanello affisso
nella muraglia di detta Capella, qual serve nel dar il motto per le mese (messe),
et le muraglie d’intorno di detta Capella restano tutte dipinte di varie
effiggie.
Più quasi vicino all’Altare di detta Capella si retrova un uschio
di noce d’altezza di brazza tre è mezzo in circa, longo due col
suo catenazzo di ferro è seratura per il quale s’entra nell’oratorio
della Capella di S. Giuseppe nel qual oratorio si trova di longhezza di brazza
dieci in circa, et alta tanto d’altezza in circa, fatto in volta qual
volta è dipinta di varie effiggie dei santi, et il rimanente resta
tutto
, nel qual oratorio si trova una Croce di legno indorata col suo crocifisso
di longhezza di brazza cinque con tre bastoni con le sue rosette in cima indorate
col suo vello di brocatto di longhezza di brazza sei in circa. Doi quadri,
uno di Santo Giuseppe, et l’altro della B.V dipinto con doi fratelli
inginocchioni – con alcuni ricami di contorno con le sue cornici et
intorno di legno, nel qual oratorio dalla parte verso mattina vi sono due
fenestre di altezza di brazza quatro in circa, larghe d’un brazzo e
mezzo; con le sue ferrate, è ramatte; et sue del istessa – alte
et longhezza.
L’inventario continua poi con l’elenco dettagliato
di tutto ciò che si trova all’interno della cappella e dell’oratorio
annesso. Dai celostri ai Pagli variamente adornati e dipinti, ai libri, e
ben cento habiti di tila sangallo ad uso dei Confratelli.
Si conosce di più invece leggendo il contratto stipulato nel 1571 dai
confratelli con il pittore milanese Raffaele Crespi, padre
del ben più famoso Giovanni Battista Crespi detto il Cerano.
P.° - Che detto messer Raphaele habbia et debba dipingere la capella di
S. Joseppe posta in la giessa di S. Sillano con le picture et ornimenti nel
modo et forma si contieni in li capitoli per essi messer Raphaele et detto
messer Sillano priore della detta Compagnia sottoscritti et qui inseriti.
Et detta capella darla et consignarla depinta nel modo et forma come in detti
Capitoli. Et le picture siano dipinte con colori fini l’ornamento un
cerco alle vestimente per fondo de oro fino per tutto il mese di settembre
prossimo et così promette et se obliga detto messer Raphaele per patto
expresso verso detti messer priore et fratri presenti et accettanti et che
detta opera sia degna ? ,e, caso che in detto tempo non ? che detti messeri
priore e confratri possino, et li sia lecito, a, proprie spese de detto messer
Raphaele far depingere detta capella di qual si voglia pictore senza altra
richiesta in scrito nel istrumento ? perché così tra esse parte
se convenuto per patto expresso con solenne dichiaratione avallata. Item convenerunt
come sopra che detti messeri priore e confratri di S. Joseppe per tal opera
siano tenuti et obligati pagare al deto messer Raphaele presente et ch’acceta
scuti setanta doi in tre termini cioè scuti vinti di presente per essi
pagati et versati altri scuti vinti fata che sarà mezza l’opera
et il restante finita sarà detta opera e insieme uno botallo de vino
bono, et tutto questo hano convenuto et promesso et promettono per pato expresso
come sopra.
Notta de li Capitoli quali si hanno da dipinger ne la schola compartiti per
messer Raphaele dipintor di Milano in detto
1 primmo Capitolo sarà la nonciata da le bande de laltare
2 secondo Capitolo sarà il sponsalicio con le figure che ne si ricerchano
3 terzo Capitolo sarà la visitacione
un altro Capitolo dil sogno di Santo Gioseppe
4 quarto Capitolo sarano li tre magi
5 quinto Capitolo sarano li jnocenti
6 sexto Capitolo quando langelo aparse a S. Gioseppe dicendo che dovesse fugir
in egipto
7 septimo Capitolo sara quando Santo Gioseppe fugì in egipto
8 octavo Capitolo sarà la presentacione
Nelle lunette picole si farà in una le sibille nelaltra un propheta.
In il mezzo panaglione si dipingera cinque Capitoli dil Testamento Vecchio
et nuovo
In il celo di la schola si dipingerà un Christo con il resto in campo
azzurro con le stelle di oro di relevo con li angeli a cercho il Christo.
Di più vogliamo che si meta oro fino ne le vestimenta tutte ? con le
stelle di oro relevato nel cielo di detta schola intorno al Christo.
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Prima di sopra nel centro di la volta il Salvator nostro con cherubini et
seraphini angeli et arcangeli con il campo azuro et le stelle di relevo dorate
di oro fino
Seconda le cinque lunetti sopra l’altare cinque Capitoli del testamento
veghio cioè 1° la creacione di Adamo, 2 quella di Eva, 3 quando
mangiarno il pomo, 4 quando furno scaciati dil paradiso terestre, 5 Cain occide
Abel.
Terzo li tre angoli de le lunate pichiole si farano feste di cherubini in
campo di oro fino.
Quarto li mezi fondi de le luneti, si faranno sibille et propheti.
Quinto sotto la volta cioè di qua et di la et in facia si farano deci
Capitoli secondo la volontà de li medesimi scolari - et li cinque Capitoli
dil testamento vecchio si fano perdonato? si come per la prima dona (tentata
dal demonio) siano privati di la gratia dil paradiso, così parimento
per una dona siano liberati da la eterna dannatione, con la incarnatione fatta
dil nostro Santissimo Giesù Cristo, nel ventre di Maria vergine et
madre, mediante la fede nostra acompagnata con le bone opere.
Et tutte le soprascritte cose, si farà di colori fini, et metendoli
oro fino a soi lochi do si conviene.
Come si è detto quest’opera è andata perduta nel corso
delle varie vicende dei secoli passati che hanno interessato la chiesa abbaziale
di Romagnano, e dai rimaneggiamenti operati durante le varie ricostruzioni.
L’ultima delle quali avvenuta a metà dell’Ottocento.
1581 - Inventario delle scritture presenti nell’Abbazia di S. Silano
Inventario delle scritture dell’Abbacia
di S. Sillano di Romagnano consistente come qui d’abasso
Un libro vecchio in principio 1300 – in fine ego Nicolino de Brugo –
quale sono anotati li fitti beni et possessioni del’abacia di S. Sillano.
Item alcune liste di beni di detta Abazia.
Item l’istrumento del affitto fatto l’anno 1564 alli cinque di
ottobre nelli Bartolomeo Gaulo e Marco Gentile et Leonardo Spinola per li
agenti del marchese? Ill.mo Barroneri rogato da messer Gaspare Canevesio.
Item inventary vecchy de beni ritrovati in la chiesa.
Item una notta delli beni nel territorio di Cosato
Item una notta à pezza per pezza delli beni di Romagnano.
Item duoi quinternetti delli fitti livellary fatti uno l’anno 1526 –
1527 l’altro 1567
Item una lista delli fitti dell’Abacia fatta l’anno 1529
Item una lista delli fitti livellary fatta l’anno 1523
Item un altro quinternetto fatto l’anno 1497
Item uno sfogliazzo cusito con una notta de fitti de detta Abacia tanto livellary
come semplici
Item molti istrumenti cusiti in uno palpero celeste di fuori comenza 1489
Item altri istrumenti di ricognitione posti in un palperazzo biancho
Item diverse altre scritture, et istrumenti di perfessione rogati dall’Ill.mo
Giò Batta Colombo et altri nottari in diversi anni si dè Romagnano
come de altri beni fuori di Romagnano d’essa Abacia.
Item parte dil processo agitato contra li R.C. di frati zoccolanti di Varale
per la casa et orto posta in li borghetti inferiori di Romagnano
Item molte notte de beni et testamenti in servitio dentro di detta Abacia
con doi consulti in uno palpero celeste di fuori Jura Abacie Romagnani.
Item copia de istrumento dell’interesse di detta Abacia in un altro
palpero celeste fuori lista d’evasioni
Item alchuni altri istrumenti in uno altro palpero celeste parte cusiti et
parte disuniti di fuori comenza 1547 7° dicembris.
Item altre scritture in uno palpero celeste con istrumenti inserti di fuori,
contra d. Bartolomeo? De Ferrarys
Item altri istrumenti uno altissimo? palpero celeste di fuori copia Jnsolatis?
Item littere, missive con supliche di frari – D.Romagnoli Tornielli
Item una notta delli fitti si solevano pagare alla Abacia per li beni posti
in altre terre come in la lista comenza in Arborio
Item alchune notte et confessioni et istrumenti ligati di fuori comentia fatta
Item molti istrumenti atti per gli beni di Arborio cusiti in uno palpero celeste
di fuori Jura Abbacie
Item una notta de fitti livellary in Sillavengho con alchune consegne
Item una anticha del 1333 ligati in un palpero celeste di fuori Contra ?
Item lo istrumento della permutatj e delli beni del Jncinetto di Gattinara
con l’istrumento del Conte di Gattinara
Item Jnventary vechy, et novi con alchuni istrumenti dentro legati in uno
palpero celeste di fuori Gattinare bona – et in esso gli è, antescritto
istrumento di permutazione
Item uno mazzo di lettere missive con altre scritture dentro.
Item uno (processo) di fuori (Processa Agitatj) reverendo D. Jaccobi Patheo
con dentro certe scritture di Arborio
Item un altro processo agitato tra Mons. Carymo et Alexandro Comeno di Arborio
Item un altro processo contra Marc’antonio Comeno di Arborio
Item certio atti contra Georgio Ferrero di Vicolungo di Jura Acta
Item un altro processo contra Francesco Zacherio
Item doi processi contra di Filipino di Masserano
Item certe tre citatorie
Item certe scritture ligatte insieme di fuori in la cosa delle segurtà
di di Masserano
Item diversi processi contra due particolari di Romagnano ligati insieme
Et tutte le (soprascritte) scritture in una di tila sono state? Consignate
al reverendo Giò Batta Negri Canonico di (San Gaudenzio) di Novara
dal Rev.mo Mons. Bianchetti Ranza? di S.C.ta et Abbate di Romagnano per il
molto? Ill.mo Giorgio Trincheri dil Hieronimo nipote et herede del fu molto
magnifico? Et R.mo abbate Trincheri suo zio qui presente et acceptante à
nome del Rev.mo abbate Biancheti quale permette reponerle ove sudetti istrumenti
gli ordenerà et cometterà et questo alla presentia del magistrato
Giò Batta Colombo dil fu messer Vincentio et di messer Bertolino Mantillari
dil fu messer Sillano tutti doj habitanti in Romagnano testimonj
Sabato 17 agosto 1602 – Accordo della Comunità
di Prato per costruire il tabernacolo con Virgilio del Conte e Giovanni Battista
Pagliari di Milano
1° che detto messer Virgilio
scultore sia tenuto intagliar in legnami et far un tabernacolo di giusta et
fattura conforme a quello che presente si ritrova nella chiesa dil Carmine
di Novara , con che però esso tabernacolo lo coprisca tutto l’altare
dilla chiesa di S. Bernardo di Prato, et perché il detto altare di
Prato è più grande di quello sudetto del Carmine perciò
si giudica et vogliono che li angioleti che sostentano detto tabernacolo siano
grandi onze due di più, et per questo effetto resta detta opera in
alcuni luochi troppo (scarna) et senza intaglj convenienti, per il che vogliono
esser obligati detti di Prato oltre il convenuto come à basso, pagarli
quelli di più sarà giudicato da periti, et parimente il detto
Giò Battista Pagliara si obliga lavorarlo, et metter quella quantità
di oro di più farà bisogno con questo che parimenti a lui detti
di Prata li pagano quello di più si li dovesse a giudicio de periti
infrascritti.
Item patto, che detto Giò Batta indoratore sia tenuto indorar detto
tabernacolo bene et laudabilmente, con oro di ducati et detto del conte et
? siano obligati dar finita detta opera indorata, di qui alla festa di Pascha
di resurretione del’anno 1603 proximo avenire, anzi per giorni otto
inanzi acciò in detto giorno sia vista in opera in detto loco di Prato.
Item con patto, che detti scultore et indoratore siano tenuti come promettono,
dar finita detta opera in detto termine come sopra et farla condurre incassata,
et incartata nel luogo dil porto di Olegio nostro teritorio à loro
proprie spese, con che pari(menti) li sudetti deputati lo faccino condur da
detto posto à Prato a spese di essi di Prato, dove condotti detti Dilanti
et Pagliari a lor spese siano obligati metterlo in opera, et perciò
detti diputati paghino per detta causa et spesa scudi vinti di oro da liri
sei l’uno.
Item che detti deputati, siano tenuti pagare come promettono oltre detti scudi
vinti, et detta factura? Si havrà far di più come sopra, per
tutta detta opera tutta quella quantità di danari, che si troverà
haver pagati li R.R. padri dil Carmine di Novara per, ogni fattura di detto
suo tabernacolo, di quali si habbi star alla fede del priore di detto Monastero,
avero di altri ò questi deputati.
Item che detti diputati siano tenuti pagare alli detti Dilante et Pagliari
la sudetta somma di danari nelli termini infrascritti cioè di presente
ducatoni vinticinque, et de qui a quindeci giorni altri vinticinque ducatoni,
et altri cinquanta, di qui alla fista di San Martino prossimo avenire, et
il restante finita detta opera quali dinari si intindano da esser pagati in
detti termini in Milano.
Item pacto che dove detti Dilanti et detto Pogliari non fornissero detta opera
in detto tempo convenuto, siano obligati pagar ogni danno et spesa che farano
et patirano detti de Prato, nel andar a Milano per tal causa, il simile s’intenda
possino consegnar detti scultore et indoratore se in detti termini non sarano
pagati conforme al convenuto come sopra.